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DOTT.SSA MARICA ALESSIO

DOTT.SSA MARICA ALESSIO

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2024-10-04 17:28

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La dieta chetogenica, spesso abbreviata in "keto", è diventata popolare negli ultimi anni come un approccio alimentare efficace per la perdita di peso

La dieta chetogenica, spesso abbreviata in "keto", è diventata popolare negli ultimi anni come un approccio alimentare efficace per la perdita di peso e il miglioramento della salute metabolica. Ma di cosa si tratta esattamente? In questo articolo, esploreremo i principi fondamentali della dieta chetogenica, i suoi benefici, potenziali rischi e consigli per iniziare.

 

La dieta chetogenica consiste nella riduzione dell’apporto giornaliero di carboidrati al di sotto dei 30-50 g al giorno. Quando il consumo di carboidrati supera questo valore soglia è difficile riuscire a indurre lo stato di chetosi.

 

Il contributo proteico, al contrario di quanto comunemente si crede, viene mantenuto su valori di poco superiori a quanto indicato nelle linee guida, valori che oscillano intorno a 1-1,5 g per kg di peso corporeo, attestandosi intorno ai 50/120 grammi giornalieri a seconda delle caratteristiche del paziente. Ovviamente le proteine devono provenire da alimenti di buona qualità: sono quindi favoriti pesce, carne, uova e yogurt, quest’ultimo in quantità limitate. In specifici casi è possibile ricorrere all’uso di integratori proteici per raggiungere il fabbisogno giornaliero stimato.

L’apporto di grassi dovrebbe oscillare tra i 20 e i 60 grammi al giorno o comunque una quantità che permetta di raggiungere l’apporto calorico desiderato per il soggetto, con netta predilezione per cibi ricchi di grassi insaturi di buona qualità come olio extravergine di oliva, frutta oleosa secca e pesce. Da controllare il consumo di carni grasse, salumi, formaggi stagionati, margarina.

Il consumo di verdure a ridotto contenuto di zuccheri è permesso in quantità libera, mentre per verdure con un contenuto di carboidrati più elevato è previsto un tetto alle porzioni da consumare, tra i 100 e i 200g. Non è permesso il consumo di nessun tipo di frutta e di quelle verdure a elevato contenuto di carboidrati come rape rosse, patate e carote cotte.

Integratori di sali vitamine, vitamine e acidi grassi  omega 3 possono esser necessari, visto il ridotto e selezionato apporto di cibi.

 

Tra i disturbi più comunemente riportati, specie nei primi giorni, ci sono mal di testa, che in genere scompare una volta raggiunta la chetosi, e stitichezza, dovuta alla decisa riduzione del volume di cibo consumato: per scongiurare situazioni di questo tipo è importante che il soggetto mantenga un elevato consumo di acqua durante la fase di dieta, intorno ai due litri giornalieri.

Ovviamente la dieta chetogenica non può essere protratta indefinitamente nel tempo: la maggior parte degli studi suggerisce che il piano alimentare chetogenico venga utilizzato per un periodo di 8/12 settimane. Al termine del percorso chetogenico il paziente deve essere guidato al progressivo reinserimento di alimenti contenenti carboidrati, con un passaggio graduale a uno stile alimentare sostenibile nel lungo periodo, una vera dieta mediterranea, che possa permettere di mantenere i risultati raggiunti nel tempo, tasto dolente di molti dei modelli alimentari proposti per il dimagrimento.

 

 

Una delle applicazioni classiche della dieta chetogenica è il trattamento dell’obesità severa in soggetti accuratamente selezionati: i vantaggi sono rilevanti, per la rapidità dei risultati che accresce notevolmente la motivazione, per la riduzione della sensazione di fame tipica della chetosi, per l’effetto di risparmio sul tessuto muscolare e per la maggior aderenza al piano alimentare che risulta in genere molto facile da seguire. 

 

Altro importante ambito d’applicazione è quello legato alla preparazione di soggetti candidati a chirurgia bariatrica e al trattamento di soggetti che richiedano un rapido calo di peso nella preparazione ad interventi chirurgici o nel trattamento di patologie osteo-articolari in cui il peso corporeo abbia un ruolo determinante

 

Alcuni studi preliminari indicano un possibile ruolo della dieta chetogenica nel trattamento di patologie del sistema nervoso come Parkinson, grazie ad una riduzione dei danni ossidativi a carico delle cellule del SNC, e Alzheimer, grazie alla capacità dei corpi chetonici di ridurre il danno cellulare. Si tratta comunque di ambiti che richiedono ulteriore e approfondita investigazione. [18]

Studi molto promettenti sono quelli riguardanti l’applicazione della dieta chetogenica nel trattamento della sindrome metabolica, dell’iperglicemia, del diabete e della steatosi non alcolica del fegato, con miglioramenti rilevanti nel quadro clinico dei pazienti trattati.

 

Chi non può fare la dieta chetogenica?

 

La dieta chetogenica è controindicata in una serie di condizioni patologiche particolari:

  • gravidanza e allattamento;
  • insufficienza renale;
  • insufficienza epatica;
  • diabete di tipo I;
  • porfiria, angina, infarto miocardico recente;
  • alcolismo;
  • disturbi mentali.

 

Non paiono fondate le obiezioni all’uso di una dieta chetogenica in soggetti obesi per un supposto effetto nel determinare aumento di colesterolo LDL e trigliceridi che, al contrario, la maggior parte degli studi dimostrano ridursi, assieme al colesterolo totale,  con contemporaneo aumento del colesterolo HDL  durante la dieta.

Analogamente paiono esagerate le preoccupazioni relative ad un potenziale danno renale visto che diete chetogeniche condotte correttamente sono essenzialmente normoproteiche. In effetti i pochi studi che hanno rilevato potenziali effetti negativi causati da diete chetogeniche tendevano a confondere queste diete con protocolli, perlopiù commerciali, ad elevato contenuto di proteine e grassi: una dieta chetogenica ben implementata è invece un piano alimentare a basso contenuto calorico, leggermente iperlipidico e sostanzialmente normoproteico. Studi con piani alimentari creati seguendo queste linee guida non hanno mostrato effetti collaterali negativi di significato clinico.