La dieta low FODMAP è un approccio nuovo ed efficace nel trattamento di tutta una serie di disturbi, come Sindrome del Colon Irritabile e Disordini Funzionali Gastrointestinali, per i quali non sempre è possibile individuare cause e proporre linee terapeutiche efficaci.
Il protocollo è stato proposto da Gibson e Sheperd della Monash University di Melbourne e si basa sull’ipotesi che la genesi di molti disturbi possa essere fatta risalire alla distensione del lume intestinale causata da un gruppo di carboidrati che presentano alcune caratteristiche comuni:
sono molecole piccole; sono osmoticamente attive, in grado cioè di richiamare liquidi nel lume intestinale; sono scarsamente assorbite e facilmente fermentabili dai batteri intestinali.
L’accumulo di questi materiale nell’intestino, in soggetti particolarmente sensibili, può portare all’aumento di liquidi e alla produzione di gas, in particolar modo idrogeno, nel lume intestinale, con tutti i disturbi che possono conseguirne. La dieta low FODMAP si basa su una riduzione globale del consumo di alimenti che contengono queste sostanze, visto che il loro effetto è cumulativo e NON dovuto a problemi di tipo immunitario o legati ad intolleranze, in modo da ridurre quei fenomeni di distensione che possono far scattare la risposta della porzione intestinale del sistema nervoso.
Come funziona la dieta low- FODMAP
La dieta FODMAP si articola in tre fasi ben distinte:
1) una fase di eliminazione, durante la quale viene ridotto al minimo — una eliminazione completa è impossibile — i consumo di alimenti contenenti FODMAP. Questa fase può avere una durata di 3-6 settimane e permette di valutare se i sintomi che il paziente lamenta regrediscano meno grazie a un consumo minimo di queste sostanze;
2) una fase di reinserimento, durante la quale gli alimenti esclusi vengono reintrodotti in maniera graduale, in modo da individuare quali siano le quantità e la frequenza di consumo che possono determinare fastidi. Si tratta di una parte molto delicata ma necessaria per evitare esclusioni ingiustificate;
3) la fase di mantenimento. A seconda dei risultati avuti nella fase precedente si lavorerà per avere una dieta variata e ricca, per quanto possibile, facendo sempre attenzione alle quantità e alla frequenza con cui certi particolari alimenti, individuati appunto durante la reintroduzione, vengono consumati.
Quali sono i cibi ricchi di FODMAP?
Il termine FODMAP raccoglie oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili. Si tratta di carboidrati presenti in una grande quantità di alimenti diversi che, quando consumati in quantità rilevanti e con assiduità da soggetti sensibili, possono causare spiacevoli disturbi intestinali. Vediamo quali sono e in quali alimenti si trovano, facendo riferimento alle liste più aggiornate che la ricerca ci mette a disposizione. Ricordate che si tratta di indicazioni in continuo divenire, man mano che nuovi alimenti vengono testati: è possibile che ci siano discrepanze e variazioni rispetto alle numerose liste che è possibile reperire in rete.
Frutti: Mela, pera, mango, cocomero, cachi, frutta essiccata, Pesche, albicocche, susine, ciliegie, more e altri frutti con nocciolo duro
Verdure: Aglio, cipolle, scalogno, Carciofi, asparagi, taccole, Funghi, cavolfiore, broccoli, cavoli e cavoletti, verza, taccole
Pane e cereali: tutti i prodotti contenenti frumento, orzo, segale, kamut, farro: farine, pane, pasta, cereali da colazione, couscous, etc, Mais in chicchi
Legumi: Fagioli, lenticchie, ceci, piselli
Noci e semi: Anacardi, pistacchi
Latticini: Latte, crema, latte condensato, gelati, yogurt
Dolcificanti: Miele, sciroppo di glucosio-fruttosio, sonnitolo, mannitolo, xilitolo, eritrolo
Altro: Succhi di frutta
Fonte dei dati: Monash University, Melbourne, Australia